
Il Grande Fratello è finito, come la nostra dignità | AGOGHE’
Ogni anno, puntuale come il senso di amarezza e di vergogna torna il Grande Fratello. Uno zoo di idiozia e di edonismo sfacciato e screanzato, prova di forza di coglionaggine e vacuità, un compendio crudo e reale della deriva morale, etica ed esistenziale che attraversa due generazioni ormai in crisi inesorabile con sé stessa e con i suoi valori.
L’ultima follia di questa pornografia da tubo catodico, di questa nefandezza di genere, di queste tre ore di lunedì sera rubate alle nobili facoltà del sistema nervoso centrale, è un ritornello che è diventato un mantra, una idiozia da ripetere a menadito, una bruttura che si tramuta in un movimento pacioso.
Alla faccia di avanti ragazzi di Buda avanti ragazzi Pest, di fischia il vento e di Popoff, la generazione marchiata dal sacro fuoco della De Filippi batte le mani, schioccha le dita ed ha l’umore alto tutta la vita.
Un vomito di sterco nell’animo e nell’orgoglio di anni e anni di evoluzione. Un crollo verticale che non riesce proprio a trovare espiazione. Ma un briciolo di orgoglio, di una volontà di aprire le palpebre e stropicciarsi gli occhi verso la luce? È una gioventù che è un binario morto.
Ed eccoli tutti in fila: Malgioglio, tronisti, ex conduttori, nani, sorelle di ballerine e nipoti di secondo grado di quale remota cognata di una nobile famiglia decaduta. Il circo della demenza con intermezzi pubblicitari.
È l’immagine di una generazione tanto stupida quanto falsamente sfarzosa, innamorata dell’ignoranza e dall’apparire a tutti i costi, del gossip da armadio, in cui amore non è amore se non è illuminato dai social e dal chiarore appagante di chi o no ha osservato la storia.
Se il sentimento si dimostrava con la timidezza semplice e clandestina, ora viaggia a pari passo con le visualizzazioni. Il Grande Fratello lo si guarda perché è il riflesso di una società di rammolliti, di usurpatori di poltrone con il camino acceso e la coperta di lana. “Ma è solo per ridere, per passare il tempo, ma che sarà mai?”.
No perché questa è uno sterminio di capacità ed intelligenze. Trasmettere ignoranza rende ignoranti, trasmettere vuoto rende vuoti, trasmettere idiozia rendi idioti, trasmettere incapacità rende incapaci. Tutto questo, e molto altro, è il Grande Fratello. Ma del 1984 di Orwell non ha di certo il senso claustrofobico, il bieco controllo e né tanto meno un ben che minimo sentimento panottico. È il vouyerismo della società del benessere, una masturbazione mentale senza fine che rendi impotenti e immondi.
La società attuale sta raggiungendo degli apici di stupidità mai registrati nella storia dell’umanità. Non è un ignoranza innocente e candida ma è la rappresentazione di imbecillità tuonante.
Il Grande Fratello è finito, come la nostra dignità.